Olivia O, ecco lo yacht super lusso con la prua rovesciata

di Gtuzzi 25 Luglio 2020 Commenta

Era particolarmente atteso, così anche l’avvistamento ha suscitato più di qualche emozione di troppo. Stiamo parlando dello spettacolare yacht extra lusso denominato “Olivia O”, che presenta un aspetto peculiare ritrovabile in pochi altri yacht, ovvero la prua rovesciata.

Olivia O yacht

Olivia O, avvistamenti in Campania

Bisogna evidenziare come gli avvistamenti sono arrivati da Castellammare di Stabia e poi da Capri: uno yacht che non passa di sicuro inosservato, grazie al grandissimo lavoro che è stato fatto da parte del gruppo norvegese Ulstein Verft AS, che è uno dei marchi più importanti nel campo della progettazione e nella realizzazione di imbarcazioni. Lo yacht, però, fa parte del personale “avamposto” del miliardario di origini israeliane Eyal Ofer, ed è in grado di ospitare fino ad un massimo di 20 persone.

Come dicevamo in precedenza, questo spettacolare yacht presenta una prua tipicamente rovesciata, dato che ricorda da molto vicino la prua di una nave, ma letteralmente al contrario, con la carena che sembra fendere l’aria e il ponte finire sott’acqua. Uno di quegli yacht che difficilmente non riescono a lasciare a bocca aperta le persone che hanno la possibilità di ammirarlo. È stato così anche per quei bagnanti che l’hanno avvistato in Campania. Prima è stato individuato nelle acque del Golfo di Napoli, poi a Castellammare di Stabia e, infine, ha fatto visita all’isola che sta tutt’intorno a Capri.

Questo spettacolare super yacht presenta una lunghezza pari a 88,5 metri ed è stato ribattezzato Oliva O proprio in riferimento al più famoso “Christina O” di Aristotele Onassis. Dietro un mezzo del genere c’è lo zampino del colosso norvegese Ulstein Verft AS. Questa imbarcazione è in grado di ospitare fino ad una soglia massima di 20 persone, potendo contare sulla presenza di ben 8 cabine che si caratterizzano per essere dotato di ogni tipo di comfort. Invece, gli alloggi dedicati all’equipaggio permettono di mantenere a bordo dell’imbarcazione altre 30 persone.

Giusto come sistema di intrattenimento degli ospiti, ecco che a bordo di questo yacht c’è la possibilità di trovare un cinema, così come tante altre attrazioni, come un eliporto, una piscina che è lunga qualcosa come 10 metri e pure una spa. E non pensate assolutamente che sia uno yacht lento, dal momento che il picco massimo di velocità toccato è pari a 16,6 nodi, che corrispondono all’incirca a 30 km/h.

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A Capri torna Olivia O, il lussuoso yacht con la prua rovesciata

Immagine

Siamo a metà luglio e, ufficialmente, si può dire che la stagione estiva sia entrata nel vivo: in molti si stanno godendo le meritate vacanze. E allora ecco che in Campania, le località turistiche più famose vengono prese d'assalto non soltanto dagli autoctoni, ma anche dai tantissimi turisti che si stanno riversando sulle nostre coste e sulle isole. Insieme ai turisti, immancabile segno che l'estate è oramai sbocciata e che le ferie hanno preso il via, ecco che rispuntano anche i vip e i loro yacht di lusso, che ogni anno vengono avvistati in Campania: a Capri , due anni dopo l'ultimo avvistamento, ha fatto ritorno l'Olivia O , avveniristico e futuristico yacht extra lusso, tra i più iconici e riconoscibili grazie alla sua caratteristica prua rovesciata (per capirci, è come se fosse stata montata al contrario).

Olivia O: quanto costa e chi è il proprietario

Il nome richiama quello del Christina O, l'iconico yacht di Aristotele Onassis dedicata alla figlia, Christina appunto. L'Olivia O, però, è stato costruito nel 2020 nei cantieri dell'azienda norvegese Ulstein Verft AS : lungo poco meno di 89 metri, lo yacht extra lusso batte bandiera maltese ed è costato circa 200 milioni di dollari . Il proprietario, d'altronde, è Eyal Ofer , 72 anni, miliardario israeliano, armatore e magnate del settore immobiliare: nel gennaio del 2022, secondo quanto stimato da Bloomberg, il suo patrimonio si aggirava intorno ai 16,7 miliardi di dollari.

Sullo yacht un cinema, piscina e spa

Dotato di otto cabine rifinite e lussuose, lo yacht Oliva O può ospitare fino a 20 persone ; gli alloggi dedicata allo staff, invece, possono ospitare fino a 30 membri. Sull'imbarcazione, oltre a un eliporto per gli spostamenti rapidi, si trovano anche un cinema, una spa e una piscina lunga 10 metri.

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Colpi di pistola esplosi nel cantiere a Pianura, ripartono i lavori nella scuola

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Antonio Esposito

Uno  yacht da mille e una notte  che non passa certo inosservato. La super nave extra lusso  Olivia O,  battente bandiera maltese, ha lasciato tutti a bocca nelle acque del golfo stabiese diretta verso Capri.

Uno yacht dalla forma avveniristica a prua rovesciata, unico nel suo genere per il design. Olivia O costruita nel 20118, Ulstein Verft, ha una lunghezza di quasi 90 metri e può ospitare fino a 20 persone in otto cabine alte 2 metri e 70, rifinite secondo uno standard elevato con lo scopo di garantire uno spazio confortevole ad ogni passeggero, mentre gli alloggi dell’equipaggio garantiscono spazio per 30 persone.

Il proprietario è l’israeliano miliardario,  filantropo di beni immobili e mercantile, Eyal Ofer.

Per intrattenere i convitati sull’Olivia O sono disponibili una spa, una sala cinema, una piscina di 10 metri ed un eliporto . Olivia O ha la velocità più veloce registrata di 16,6 nodi, secondo i dati AIS della BOATPro di BOAT International.

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Ha fatto strabiliare gli occhi di residenti, passanti e turisti  “Symphony“, lo yacht di Bernard Arnault , attuale proprietario di Louis Vuitton ed altre aziende di alta moda, che ha fatto tappa prima a Positano poi a Palinuro.

Lo yacht “Symphony“, è stata costruita in Olanda dalla Feadship. E’ lungo 100 metri dal valore di oltre 150 milioni di euro: una delle più costose al mondo. E’ in grado di ospitare 16 persone in 8 diverse cabine, tra cui una suite master, una cabina vip e 6 cabine doppie, a cui si aggiungono le 12 stanze riservate all’equipaggio composto attualmente da 27 persone.

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Capri, “Olivia O” è arrivato a Marina Piccola: ecco il super yacht con la prua rovesciata

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“Olivia O” un raro gioiello della nautica moderna, lo yacht che non può passare inosservato grazie alla sua prua rovesciata, che lo ha fatto diventare un pezzo raro del gruppo norvegese Ulstein Verft AS , tra i più importanti cantieri navali, specializzati nel campo della progettazione di yacht d’avanguardia. La particolare imbarcazione balza immediatamente agli occhi degli appassionati di yacht e che questa sera pur di fotografarlo qualcuno è salito sul tetto di casa con tanto di macchina fotografica e teleobiettivo pur di scattare un’immagine dello yacht che ormeggiava nella baia di Marina Piccola .

“Olivia O” appartiene al miliardario Eyal Ofer, e nonostante le sue grandi dimensioni e una lunghezza che supera gli 88 metri e raggiunge una velocità massima di 30Km/h. Sul ponte si trova l’eliporto e una piscina lunga circa 10 metri unitamente alla Spa, mentre sul ponte inferiore addirittura una sala cinematografica. Può ospitare massimo 20 persone, e l’equipaggio non può superare il numero di 30. Il super yacht è stato ribattezzato “Olivia O” in omaggio al più famoso “ Christina O ” la lussuosa casa galleggiante sul mare di Aristotele Onassis.

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Lo yacht extra lusso con la prua rovesciata è stato avvistato a Capri

Olivia O lo yacht di extra lusso con la prua rovesciata

Lo yacht di extra lusso di proprietà di Eyal Ofer è stato avvistato nel golfo di Napoli

Con l’arrivo dell’estate il golfo di Napoli torna ad essere una località di passaggio per gli imprenditori più ricchi del mondo che vogliono godersi le vacanze nel mediterraneo. Alcuni giorni fa è stato avvistato nei pressi di Capri il noto “Olivia O”, lo yacht extra lusso di proprietà del magnate del settore immobiliare Eyal Ofer.

Realizzato dalla norvegese Ulstein Verft AS, una delle aziende leader nella costruzione di imbarcazioni di lusso, la nave si contraddistingue perché sembra costruita “al contrario” , ovvero con la carena all’aria e il ponte sott’acqua. Lungo 88,5 metri, lo yacht è fornito di 8 cabine con tutti i confort con cui può accogliere fino a 20 ospiti e avere a bordo un equipaggio 30 persone. Ecco un video:

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Olivia O, l’ncredibile yacht dalla prua rovesciata avvistato nel Golfo di Napoli

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È un’imbarcazione famosa in tutto il mondo. Olivia O , lo yacht extra lusso dalla prua rovesciata, è stata avvistata nel Golfo di Napoli. Il panfilo è di origine norvegese e per via della sua particolare forma attrare da sempre la curiosità dei bagnanti.

Olivia O, incredibile yacht extra lusso: le caratteristiche

L’imbarcazione del colosso commerciale Ulstein Verft è stata varata nel 2018, ha una lunghezza di 88,5 metri  e può viaggiare ad una velocità di 16,6 nodi. Nelle sue 8 cabine può ospitare  fino a 20 persone , che possono intrattenersi con una spa, una sala cinema, una palestra ed una  piscina di 10 metri . Gli alloggi dell’equipaggio garantiscono spazi per 30 persone. E quando lo yacht si trova in aree più remote, nessun problema, è comodamente raggiungibile in elicottero grazie al suo  eliport.

Di chi è il mega yacht?

Una vera meraviglia dei mari. Il proprietario di Olivia O, il miliardario  Eyal Ofer,  avendo un background nel trasporto marittimo e conoscendo le peculiarità del cantiere norvegese, lo ha scelto per la realizzazione del suo giga yacht, alla quale hanno contribuito anche i famosi designer  Espen Øino  e  Ulstein .

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E' arrivato due giorni fa a Capri 'Olivia O', particolarissimo yacht con prua capovolta. Lungo quasi 90 metri e largo 16, di proprietà del ricco israeliano Eyal Ofer, la nave è giunta nel porticciolo caprese da Bar (Montenegro). In queste ore tantissimi turisti e curiosi lo stanno fotografando nella baia di Marina Piccola, davanti ai Faraglioni.

Olivia O è unico nel suo genere: costruito nel 2018, viaggia sotto bandiera maltese. Può ospitare fino a 20 persone che alloggiano in spazi confortevoli e lussuosi. Ofer, proprietario, è un ricchissimo uomo d'affari, uno dei più ricchi d'Israele. A bordo di Olivia O c'è anche una sala cinematografica. 

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Puglia: avvistato yacht extra lusso con “prua rovesciata” dotato di Cinema e piscina integrati

yacht con prua rovesciata

Parliamo del mega yacht di lusso “Olivia “. Dall’insolito design “a prua rovesciata”, lo yacht, lungo 88, 5 metri, ha ormeggiato nella località marittima di Sant’Apollinare (a Brindisi ):

yacht con prua rovesciata

Stando alle informazioni raccolte, l’imbarcazione apparterrebbe ad un miliardiario di un paese orientale e sarebbe completo persino di palestra e piscina integrati. A tal proposito, riportiamo qui sotto i link ad alcuni video diffusi sul web.

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Un megayacht di quasi 90 metri in rada al largo delle coste baresi. I passanti sul lungomare Starita di Bari, nei pressi della Fiera del Levante, non hanno potuto fare a meno di notare l'impressionante imbarcazione: si tratta dell'Olivia O, con uno scafo di 88 metri e mezzo, realizzato dal cantiere norvegese Ulstein Verft per il miliardario israeliano Eyal Ofer .

Non ha badato a spese per il suo megayacht il magnate attivo nel campo delle proprietà di lusso e delle imbarcazioni, visto che l'Olivia O si fa notare non solo per il suo grande spazio - può ospitare fino a 20 persone in 8 suite, oltre a una trentina di membri dell'equipaggio - ma anche per le soluzioni adottate. All’esterno è presente infatti un eliporto sul ponte più alto, a poppa invece una piscina all’aperto di circa 10 metri a stretto contatto con il mare, entrambi progettati dallo yacht designer Espen Øino . L'aerodinamicità dello scafo, con il cosiddetto 'x-bow' che riduce la sezione longitudinale dello scafo con l'aumentare dell'altezza dell'acqua, permette di navigare con meno attrito, risparmiando energia e l'impatto del mare mosso.

L'imbarcazione era stata già avvistata quest'estate a Capri e Portofino, ma a quanto pare il miliardario Ofer non ha voluto perdere l'occasione di un bagno nelle acque pugliesi. Attirando l'attenzione - e le foto, diventate virali sui social - dei passanti.  

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Approda a Brindisi "Olivia": lo yacht extra lusso con la prua rovesciata

Lungo 88, 5 metri, ha ormeggiato a Sant'Apollinare. Appartiene a un miliardiario russo. A bordo ospiti "Vip"

BrindisiReport

BRINDISI - La prua rovesciata: balza subito all’occhio la caratteristica che rende il mega yacht Olivia unico al mondo. Da stamattina (mercoledì 20 ottobre) i brindisini potranno ammirare questo gioiellino della nautica dal lungomare Regina Margherita. Il panfilo è infatti ormeggiato presso la banchina di Sant’Apollinare, a pochi metri dal capannone ex Montecatini. Tale spettacolo di ingegneria, come spiegato in un post pubblicato sul profilo Facebook dell’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico Meridionale, appartiene a un miliardario israeliano con a bordo i suoi ospiti Vip. Vene da Tivat (Montenegro). 

yacht Olivia 2-2

Lo yacht resterà a Brindisi per sole 4 ore, il tempo necessario per operazioni portuali, poi ritornerà in Montenegro. Olivia è stata varata nel 2018, ha una lunghezza di 88,5 metri e può viaggiare ad una velocità di 16,6 nodi. Nelle sue 8 cabine può ospitare fino a 20 passeggeri che possono intrattenersi con una spa, una sala cinema, una palestra ed una piscina di 10 metri.

La particolare forma di questo giga yacht è chiamata X-Bow ed è una sorta di marchio di fabbrica dei cantieri norvegesi, ulsteinverft, che generalmente la propongono per navi cargo, pescherecci, traghetti e imbarcazioni da lavoro, perché garantisce la possibilità di operare in condizioni meteo marine che per altre tipologie di scafi sarebbero proibitive. 

yacht Olivia 2-2

© Riproduzione riservata

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Kensho

Kensho: il capolavoro di The Italian Sea Group

Non c’è alcun dubbio, la regina del Monaco Yacht Show 2023 è stata lei. Perché Kensho, l’Admiral di 75 metri varato quest’anno da The Italian Sea Group, è qualcosa di più di uno yacht innovativo. È un vero e proprio pugno nello stomaco al mondo dello yachting e dello yacht design. La dimostrazione tangibile di come cambiare si possa, basta volerlo e saperlo immaginare. ( Qui tuti i nostri post su The Italian Sea Group )

Kensho

Kensho ridefinisce l’idea stessa di yacht

Dopo aver visto decine e decine di yacht alla ricerca di quello ideale, il suo armatore, che già possedeva uno yacht di 60 metri, si è reso conto che non c’era nulla che soddisfasse realmente i suoi desideri. Niente che uscisse davvero dai canoni un po’ rigidi cui il mondo dei superyacht ci ha abituato. Occorreva dunque pensare a qualcosa che ridefinisse l’idea stessa di yachting. Per farlo serviva però una squadra d’eccezione. Un mix tra esperienza e creatività che consentisse di andare oltre gli schemi. Oltre, naturalmente, ad un cantiere capace di affrontare con passione e know how la sfida che si sarebbe trovato davanti. 

Kensho

Un poker d’assi per la sua realizzazione

La gestazione di Kenshō è stata piuttosto lunga, ma alla fine il poker d’assi è arrivato. Costruito da The Italian Sea Group, il cantiere che ha fatto delle sfide la sua ragion d’essere; con exterior design di Azure Yacht Design e degli architetti tedeschi di archineers.berlin e décor interno di Agence Jouin Manku, questi ultimi due alla loro prima esperienza nautica, Kenshō ha avuto la supervisione costante e decisiva del suo armatore che ha visto i suoi sogni prendere vita.

Kensho

Che si tratti di uno yacht che rompe ogni schema si percepisce già ad un primo sguardo esterno. L’exterior design è caratterizzato dalla prua rovesciata, dal lungo ponte di prua libero e di ispirazione velica, dalle linee morbide, dai parapetti in vetro che spariscono alla vista e dalla struttura interamente full beam del ponte principale. Per mitigare l’altezza strutturale dello yacht, inoltre, le linee del ponte poppiero e quelle del sun deck sono state abbassate con curve gentili verso poppa per dare slancio e morbidezza all’insieme. Il risultato finale che si percepisce è quello di un monolite modellato dal mare e dalle onde. 

Kensho

Kensho: innovazione e creatività

Ma è salendo a bordo che lo stupore raggiunge il suo top. Perché Kenshō è l’esatto contrario di quel che ci si aspetterebbe da uno yacht di 75 metri. È innovativo e fuori dagli schemi, ma è anche intimo, accogliente ed emozionante e suggerisce una nuova filosofia dell’andar per mare. 

Kensho

Tanto per cominciare non ci sono saloni o sale da pranzo formali; il mare, o meglio la sua vista e la sua percezione, la fanno da padroni, ma pur essendo in costante contatto con la natura esterna, gli interni danno la sensazione di essere in un bozzolo protetto ed esclusivo. 

Kensho

Articolato su tre ponti più il fly, Kenshō ha una layout inusuale, ma straordinario. Il ponte inferiore, caratterizzato da  una grande vetrata di poppa che lascia spaziare la vista verso l’esterno, e che in navigazione viene protetta da un portello stagno, accoglie cinque cabine ospiti e una palestra, oltre al quartiere equipaggio a prua. E mette subito in chiaro che, sopra di lui, le cose sono ben diverse da ciò che ci si potrebbe aspettare. Partendo da una serie di schizzi ad acquerello, Jouin Manku ha infatti disegnato interni che richiamano l’ambiente marino e fondono in modo delicato la filosofia dell’abitare europeo con quella asiatica, usando materiali estremamente preziosi e dando loro una consistenza materica che si percepisce anche visivamente e che è il tratto distintivo di tutto lo yacht. 

Kensho

Nelle cabine del ponte inferiore, per esempio, le pareti dietro i testaletto, realizzate da Tessitura Serenza, sono in seta e rappresentano una foglia stilizzata di Ginko Bilboa, che nella cultura asiatica simboleggia la rinascita. Le maniglie delle porte delle cabine sono in bronzo fuso a forma di corallo e le pareti di tutto il corridoio sono impreziosite da opere d’arte in pelle dell’artista britannica Helen Amy Murray. E questo è solo l’inizio, perché il vero talento creativo di Jouin Manku e le idee lungimiranti dell’armatore cominciano a prendere corpo più seriamente sul ponte superiore. Quest’ultimo, interamente full beam, è probabilmente l’unico main deck di un megayacht a non avere un salone. 

Kensho

Uno yacht rivoluzionario

Che ci si trovi a bordo di qualcosa di rivoluzionario è evidente già dal pozzetto esterno che occupa una superficie importante ed è arredato con una zona relax con divano oversize fronteggiato da un bar ovale. Dispone anche di un un’area pranzo intima e raccolta sulla sinistra.

Kensho

Negli interni gli onori di casa spettano alla sala da pranzo che definire tale sarebbe però limitativo. Perché è qualcosa di più: è una zona di conversazione, una biblioteca, una galleria d’arte e una raccolta di ricordi privati. Alle spalle dei tue grandi tavoli situati ai lati del camminamento centrale (tavoli che grazie a una movimentazione sliding possono diventare un unico tavolo per 12 persone) ci sono infatti delle vetrine in cui sono stati esposti ricordi personali, manufatti e opere d’arte che riportano ai miti e all’attrazione che i mari hanno esercitato sull’uomo fin dalla notte dei tempi. 

Kensho

Un ottimo argomento di conversazione, ma anche un modo diverso di intendere l’abitare a bordo. Proseguendo verso prua, passate due cabine ospiti in tutto e per tutto simili a quelle del ponte inferiore, ma dotate di finestrature decisamente più ampie, si arriva alla zona armatoriale raggiungibile anche dalla grande scala che, a metà nave, collega tutti i ponti. Articolata in quattro diverse aree collegate tra loro da porte scorrevoli, questa è senza dubbio l’area di Kenshō più intima e privata, quella in cui il genio di Jouin Manku ha dato il meglio di sé e dove la filosofia dell’armatore è più evidente.

Kensho

Un santuario di tranquillità ed eleganza che comprende soggiorno, camera da letto, spogliatoio e bagno. Nel soggiorno teak e seta si alternano in un susseguirsi di tradizione e ricercatezza che dà vita ad un ambiente di grande effetto. Il teak che incornicia pareti e cielini è ammorbidito dall’uso estensivo della seta usata per i pannelli a soffitto e a parete, questi ultimi resi ancora più caldi da un sapiente uso delle luci. Il soggiorno, arredato con un grande divano dalle forme sinuose posto al centro della stanza, è collegato alla camera da letto da una grande porta scorrevole che è un’opera d’arte firmata da Steaven Richard. Si tratta di pannelli in ottone strutturato, colorati utilizzando un’antica tecnica di patinatura, un processo di riscaldamento e reazioni chimiche. 

Kensho

La suite padronale è invece un rifugio zen dove fa bella mostra di sé un grande pannello in seta ricamata a mano che raffigura un paesaggio asiatico sui toni del blu, posto dietro il testaletto. Lo spogliatoio, a sinistra del soggiorno, è un capolavoro di eleganza e ricercatezza. È interamente contornato da armadi pannellati in seta dipinta e ricamata a mano che riproducono un unico, incredibile, paesaggio in stile giapponese. Dispone di una piccola dormeuse al centro e di un vanity sotto la grande finestra. 

Il bagno è infine dominato da una grande vasca monolitica in marmo di Carrara realizzata da un unico blocco. 

Kensho

«Questa vasca ha una storia interessante», ha spiegato Sanjit Manku durante la nostra visita a bordo, «perché inizialmente doveva essere realizzata in onice proveniente dall’Iran. Avevamo però problemi di approvvigionamento e ci siamo poi resi conto che fare arrivare il marmo dall’Iran era un’assurdità dato che il cantiere Admiral si trova in una delle patrie mondiali del marmo», ha concluso. La ricerca non è stata semplice perché blocchi di marmo simili sono assai difficili da trovare oggi, ma alla fine la loro costanza è stata premiata. La sapiente lavorazione ha poi reso la vasca morbida come seta e l’ha trasformata in un catalizzatore di emozioni materiche perché passandoci di fianco è impossibile trattenersi dall’accarezzarla.

Kensho

Kensho: un panorama senza limiti

Salendo sul ponte superiore si incontra quella che è senza dubbio una delle caratteristiche più innovative di Kenshō. Sull’upper e sul sun deck, da prua a poppa non ci sono infatti ostacoli visivi. Su entrambi i ponti, posizionandosi in un punto qualsiasi della linea mediana dello yacht, si vede infatti il mare ad entrambe le estremità dello scafo. Può sembrare una cosa scontata, ma è invece una sensazione incredibile che consente di sentirsi in mezzo al mare anche stando nel corridoio a centro barca.

Kensho

Questo è stato possibile con lo spostamento della pilothouse sul ponte principale e con la scelta di non avere la classica suite armatoriale con vista panoramica a prua. 

Al suo posto c’è un salone circondato da vetrate a tutta altezza che non solo offre una vista mozzafiato, ma è stato arredato per essere un posto talmente intimo che ci si aspetterebbe di trovarci un caminetto. Invece dispone di grandi divani circolari movimentabili tramite binari, in modo da poter essere disposti in base alle esigenze, e di una grande libreria retroilluminata che scalda l’ambiente. A poppa dell’upper deck è stato ricavato un secondo salottino più intimo.

Kensho

Ultimo, ma sicuramente non meno importante, è il ponte sole dove al riparo dei grandi montanti del sun deck dome a forma di conchiglia sono stati installati un’area pranzo e un grande e monolitico bancone bar a isola che strizza l’occhio alle grandi casse montate sui montanti dei tendalini e lascia intendere come quest’area sia stata pensata anche per feste mozzafiato. Perché nella sua rivoluzione stilistica e filosofica dello yachting Kenshō non si dimentica di essere anche un luogo dove la gente si incontra e si rilassa in compagnia.

giuliana fratnik

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Mega-yachts a prua rovesciata

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  • Admiral yachts  (1)
  • Palmer Johnson  (2)

Uso previsto

  • da crociera (3)
  • rapido (2) sportivo

Piano di ponte

  • con cabina di pilotaggio (3) raised pilothouse
  • con fly (1)
  • in metallo (3) in alluminio in acciaio

Tonnellaggio lordo

Velocità di crociera, velocità massima, altre caratteristiche.

  • a prua rovesciata (3)
  • con eliporto (2)
  • con piscina (1)

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L’evoluzione delle prue: ieri slanciate, oggi dritte

Quando passeggiamo lungo le banchine di un porto possiamo osservare soprattutto le poppe delle barche ormeggiate. ma anche la prua di uno scafo conta parecchio: non solo caratterizza l’estetica di uno scafo, ma è una parte essenziale che determina il modo di navigare dell’imbarcazione. vediamo come e perché si è evoluta questa parte degli scafi..

Naturalmente, così come le appendici o l’armo velico, anche le prue delle barche da crociera hanno conosciuto nel tempo una grande evoluzione dettata da mode, tendenze del design e filosofie progettuali. Tanto è vero che spesso basta guardare la prua di una barca a vela per determinarne con precisione il periodo storico. Ma quali sono i fattori che hanno determinato il cambiamento di stile e forma delle prue?

Per molti anni le barche a vela sono state caratterizzate dalle prue slanciate, oggi ormai praticamente scomparse. La prua slanciata era molto bella esteticamente ma penalizzava in maniera consistente gli spazi interni, in particolare la cabina di prua, il bagno o la cala vele. Inoltre gli slanci di prua non davano vantaggi decisivi in termini di qualità della navigazione. Oltre a questi parametri a contribuire in maniera decisiva all’evoluzione delle prue delle barche da crociera è stato in realtà il mondo delle regate, da sempre laboratorio di soluzioni che con il tempo dagli scafi da regata finiscono per influenzare anche le barche di serie, meno tirate ma al tempo stesso sempre a caccia di prestazioni migliori. Spesso poi i grandi progettisti di barche da regata sono gli stessi ingaggiati dai cantieri più importanti di barche da crociera in serie per cui si avvia una sorta di processo osmotico tra i due mondi.

L’influenza delle regate sui progettisti

Sono stati quindi i regolamenti di regata a modellare in generale le forme della barche e con esse le prue, comprese quelle dei cabinati da crociera. Riguardo ai regolamenti di regata e alla loro influenza sul mondo del design della cantieristica di serie, si possono distinguere tre grandi periodi: il RORC, lo IOR e la fase IMS-ORC.

Il RORC, regolamento sviluppato in Inghilterra, parte dal 1945 e arriva fino alla fine degli Anni 60 . Lo IOR nasce invece nel 1968 e prosegue fino al 1998. Infine c’è il periodo IMS-ORC che arriva fino ai giorni attuali. Ognuna di questa fasi ha espresso un certo tipo di forme di scafo, appendici e di piani velici, prue comprese, risposte progettuali scaturite dallo studio che i progettisti facevano dei regolamenti in vigore.

Per ogni regolamento una prua diversa

Nel periodo RORC le barche avevano per lo più la chiglia lunga e le prue degli scafi avevano linee leggermente tondeggianti che proseguivano senza interruzione fino alla chiglia stessa. Nel periodo IOR invece la lunghezza di stazza degli scafi veniva calcolata con una formula che teneva in considerazione anche la lunghezza massima. Quindi le prue con volumi poco sottili o rette erano penalizzate perché facevano crescere la lunghezza di stazza penalizzando il rating. La soluzione per non penalizzare la barca era allora quella di disegnare prue con uscite molto slanciate. Da qui sono nate le poppe strette e alte e le prue slanciate delle barche IOR.

Con i regolamenti di regata IMS e ORC la lunghezza di stazza diventa quella effettiva e il regolamento premia mediamente le barche con una ridotta lunghezza al galleggiamento. Inizia allora il fenomeno delle prue dritte che in navigazione immergono la porzione di scafo che prima era scoperta. Questa soluzione per gli scafi da crociera viene adottata con una piccola variazione: la prua cioè resta dritta ma c’è una maggiore lunghezza al galleggiamento anche per avere migliori prestazioni in navigazione. Ancora oggi la prua verticale importata dalle regate IMS e ORC la vediamo ormai consolidata e diffusa anche su cabinati da crociera pura perché i progettisti massimizzano la lunghezza al galleggiamento che vuole dire prestazioni ma al tempo stesso si spostano i volumi fino alle estremità aumentando la vivibilità interna per avere barche più comode e confortevoli.

Le ultime tendenze: prue ad alto volume

Le ultime tendenze progettuali per la crociera vedono i cabinati di oggi avere prue importanti con volumi generosi. Questi permettono di avere una maggiore spinta positiva rispetto alle prue sottili, ma anche a ridurre il problema dell’ingavonamento in condizioni di andature portanti con mare in poppa. Naturalmente una barca con una prua dai volumi potenti dovrà anche essere proporzionalmente larga e alta sull’acqua, al fine di avere un’estetica omogenea. Conseguentemente ai volumi delle prue più consistenti, cambiano anche i bordi liberi: la tendenza oggi è di aumentarli rispetto a valori più convenzionali, con il vantaggio di avere più spazio disponibile per gli interni ma soprattutto una barca più asciutta e una piacevole sensazione di essere alti sull’acqua navigando, che da una certa sicurezza. A volte all’estrema prua compaiono anche dei piccoli scalini, chiamati “redan”, ovvero degli angoli a spigolo che servono a deviare il flusso dell’acqua e permettono di avere così un ponte più asciutto, una scelta che in coppia con volumi potenti ci da una barca decisamente confortevole quando il vento e l’onda salgono.

Prue rovesciate, più performanti

Infine molti cabinati moderni presentano le cosiddette prue rovesciate. La prua rovesciata, ossia inclinata al contrario offre una minore resistenza all’impatto con l’acqua. Oltre a una motivazione fisico-scientifica c’è poi una ragione estetica: qualsiasi linea verticale da un effetto ottico di spiombamento laterale; per evitarlo si sceglie una linea non verticale e, non volendo tornare agli slanci dell’era IOR, il design si è orientato in chiave più moderna verso le prue rovesciate. Le prue così disegnate poi permettono anche al progettista di caratterizzare la barca come segno grafico, per dare una sua risposta di stile e di riconoscibilità. Una caratteristica questa che negli ultimi tempi sta influenzando anche le barche a motore.

E infine anche il mondo delle sportive, quelle slegate dai regolamenti a rating, sta esplorando nuove frontiere. L’ultimissima tendenza in rapida espansione è quella delle svasature del ponte. Ovvero a prua il ponte e le murate non sono più retti ma hanno una più o meno leggera svasatura negativa. I motivi di questa soluzione sono strettamente aerodinamici: rispetto a una superficie retta quella svasata offre una minore resistenza e al tempo stesso scarica minori turbolenze sulle vele di prua. In definitiva il mondo del design è in continua evoluzione, su più direttrici, prepariamoci a vedere presto una nuova generazione di prue e a una continua evoluzione delle forme

David Ingiosi

Appassionato di vela e sport acquatici, esperto di diporto nautico, ha una lunga esperienza come redattore, reporter e direttore di testate nazionali e internazionali dove si è occupato di tutte le classi veliche, dalle piccole derive ai trimarani oceanici, compresi tutti i watersports.

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È tutta una questione di prue! Ne parliamo con Giovanni Ceccarelli. FOTO

  • Luglio 8, 2020
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CUENEWS Marine » Ingegneria Navale » La prua: Come cambia per una navigazione più sostenibile e confortevole?

La prua: Come cambia per una navigazione più sostenibile e confortevole?

La prua di una nave è un'importante parte del progetto di un'imbarcazione. le nuove tecnologie ci permettono di migliorare consumo e confort.

La prua è l’elemento più importante di una nave, in quanto la parte anteriore dello scafo. A lei si devono infatti molte caratteristiche delle imbarcazioni. Dalle prestazioni velocistiche alla resistenza , tutto passa attraverso la forma delle prue. Per questo è al centro di numerosi studi di idrodinamica. Soprattutto ora, con l’interesse verso nuove navi più ecologiche, per diminuire la resistenza generata. Vedremo alcune delle migliori innovazioni navali in questo campo.

La prua a bulbo

La prua a bulbo, o bulbo di prua, è forse la più nota nel panorama navale. Ha infatti molti lati positivi. Ma, come ogni applicazioni ingegneristiche, ha anche alcuni lati negativi. Il disegno del bulbo pare provenga da un’evoluzione dei rostri delle corazzate e incrociatori pre-dreadnought. Infatti, gli ingegneri si accorsero che il rostro aumentava le capacità dinamiche delle navi. Convenzionalmente si pone la nascita dell’invenzione quando è stata utilizzata per la prima volta, sulla USS Delaware BB-2 8 . L’ingegenere americano David W Taylor ha per primo pensato a questa soluzione. È interessante come in realtà non sia stato sfruttato sin da subito. Come molte invenzioni, all’inizio non ha goduto di una grande simpatia.

Prua a bulbo della uss delaware

Il problema del bulbo di prua è che serve solo se la nave ha un regime di velocità piuttosto ristretto . Solitamente si usa la velocità massima come regime di velocità attorno cui fare i calcoli. Quindi, è utilizzabile per tutte quelle imbarcazioni in cui la velocità di crociera coincide con la massima o è di poco diversa da quella massima. Questo si deve al funzionamento del bulbo. Infatti, la forma produce un’onda prima di quella di prua, di modo da avere interferenza distruttiva al posto dell’onda di prua. Questo serve a diminuire la resistenza d’onda, di conseguenza diminuisce anche il consumo di carburante.

Ma le prue delle navi, soprattutto di questo tipo, provocano anche problemi. Visto che questa galleggia, con onde alte, può provocare problemi. Alcuni di questi problemi sono dati dal ciclico sollevamento della prua fuori dall’acqua e il “tuffo” che si ha quando ri-impatta l’acqua . Tutte queste sono azioni non particolarmente piacevoli, sia per i passeggeri o il carico che per le strutture. Infatti, si rischia di instabilizzare l’imbarcazione, soprattutto se lunga rispetto alla larghezza.

La prua invertita

Per risolvere il problema delle prue galleggianti sopra l’acqua, si sono sviluppate delle forme diverse. La caratteristica di questo tipo di prua è che la massima lunghezza dello scafo non si ha all’altezza del ponte, ma appena sopra la linea di galleggiamento. Questo accorgimento, solitamente (ma non sempre) accoppiato a uno scafo particolarmente slanciato nella parte anteriore, permette alcune migliorie prestazionali. Difatti, a differenza del bulbo , non serve una configurazione diversa fatta su misura per ogni nave, a seconda dell’onda che generano.

Prua invertita del M/Y A

La maggiore differenza di queste prue è che non sono prue “galleggianti” come si suole definirle. Sono solitamente definite wave piercing , foratrici di onde . Questo esprime perfettamente il concetto di utilizzo di queste prue. Quando incontrano un’onda, invece di galleggiare, avendo un limitato galleggiamento in prua, effettivamente bucano l’onda. Di conseguenza, aumenta il confort delle persone a bordo e delle strutture. Si può dire che questo tipo di prua sia molto più antico di quello che si pensi. Mentre il bulbo di prua risale ai primi del Novecento, si può dire che le prue invertite risalgano a molto prima. Difatti, sin dalla pentecotera greca, e dalle prime navi rostrate, le navi presentavano questa configurazione.

Il cantiere navale norvegese Ulstein Group ha sviluppato questo tipo di prua per primo. Come dice il nome commerciale, le prue prendono una forma ad X. Si tratta di un particolare tipo di prua invertita, soprattutto usata sulle navi di supporto a installazioni offshore . Infatti, secondo il gruppo Ulstein, aiuta a diminuire la resistenza idrodinamica. Inoltre, secondo il cantiere navale, aiuta anche a mantenere stabilità in mare grosso, soprattutto quando si affrontano le onde di prua. Questo avviene per una differente distribuzione di pesi e di sforzi nelle prue delle navi equipaggiate con questo sistema. Conseguentemente, ha anche un effetto di tagliare il mare meglio delle prue tradizionali.

Nave con prua X-Bow in navigazione in tempesta

Questo tipo di prua viene spesso utilizzato in zone ad alta possibilità di mari tempestosi. Solitamente viene utilizzato, come già detto, per navi di supporto, che siano esse supporto di piattaforme petrolifere o installazioni eoliche. Ma non si deve pensare che siano fermi solo a questo tipo di installazione. Anche alcuni armatori di traghetti RoPax hanno ordinato navi con questa soluzione tecnica. Inoltre, tre navi da crociera sono state costruite con questa struttura. Difatti sono navi utilizzate in crociere polari, con alta possibilità di maltempo. Sono quindi un valore aggiunto, se non vitale, per evitare di essere ricordati dai passeggeri solo in virtù del mare grosso sopportato.

Questo tipo di prua nasce nei Paesi Bassi, nell’università di Delft. A differenza della precedente categoria la prua ad “accetta”, che chiameremo con il suo nome commerciale, sea axe , non è invertita. Infatti, è più un’evoluzione della prua dritta delle navi da guerra e commerciali del primo Novecento. Se si guardano ad esempio le navi della classe Olympic , si nota come la prua vada dritta, o a piombo, verso l’acqua. A differenza di questo tipo di navi, la Sea axe bow è caratterizzata da un galleggiamento inferiore e una maggiore lunghezza della prua. Infatti, si può dire che questa sia caratterizzata da una prua tradizionale fuori dall’acqua, ma con un prolungamento sulla verticale. Il funzionamento di questa prua non si allontana molto da quello delle prue invertite.

Pattugliatore d'altura con prua sea axe

Si può considerare questa prua come una diversa risposta allo stesso problema già risolto dalla prua invertita. Infatti, hanno gli stessi lati positivi, diminuendo i lati negativi delle prue a bulbo . Non solo migliorano la resistenza all’avanzamento della nave, ma oltretutto diminuiscono i problemi dati dal mare grosso, per la capacità di tagliare il mare. Hanno però un problema rispetto alle navi dotate di X-bow. Infatti, necessitano di prue più allungate e snelle. Questo ovviamente non è un grande problema per la maggior parte delle imbarcazioni, perché basta una riorganizzazione delle distribuzioni di pesi. Va comunque tenuto presente quando lo si deve progettare. Viene utilizzata per navi molto diverse, dalle nuove navi da crociera di classe Excellence alle lance della guardia costiera olandese.

yacht con prua rovesciata

Sono uno studente di ingegneria aeronautica al Politecnico di Milano. Appassionato di tutto il mondo marino sin da piccolo, dalle barche a vela di piccole dimensioni alle gigantesce petroliere.

FONTI VERIFICATE

  • Safety4sea- Do you know what the bulbous bow is for?
  • Navy general board- The inverted Bow and Warships
  • Ulstein- X-Bow
  • Damen shipyards- Sea axe Bow

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